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La villa è circondata da un parco con tipica vegetazione mediterranea. Caratteristica è la sua conformazione a terrazzamenti, come del resto è peculiare di tutta la costiera. A far da sfondo il mare, i paesini arroccati sulle pareti dei Monti Lattari. Dalle terrazze si gode un suggestivo panorama: lo sguardo, partendo da Raito e Albori, può correre lungo la linea dell’orizzonte e arrivare fino a Salerno. E quando la giornata è limpida si vede fin giù, verso la costa più meridionale del braccio del golfo salernitano. In villa tutto è conservato come lo stesso ambasciatore Raffaele Guariglia ha lasciato dal giorno della sua morte. 

Tra gli oggetti che arredano i salotti c’è una serie di quadretti, conosciuti come “le cere di Masaniello”, quattro piccole riproduzioni in cera, dipinte e accompagnate dalle relative iscrizioni. E, poi, ancora la collezione di ventagli in madreperla, decorati e dipinti (oltre 100); le argenterie, le porcellane, i cimeli, le armi ed una immensa biblioteca. In quello che era il “rifugio intellettuale” di Guariglia sono custoditi più di 4000 volumi. In gran parte si tratta di testi storico-diplomatico, di economia, scienze politiche e mondo antico, in particolare sulla Magna Grecia. Non mancano anche scritti dello stesso ambasciatore. Annessa alla villa c’è una cappella, dedicata a San Vito, e riaperta al culto nel 1931 per volontà di Raffaele Guariglia. Sull’ingresso è posta una lastra alabastrina di origine egiziana: un dono all’ambasciatore da parte di re Faud.

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